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Fondazione Maria Bianca Corno | Anoressia in gravidanza - Fondazione Maria Bianca Corno

Fondazione Maria Bianca Corno
per la lotta contro l'Anoressia mentale E.T.S. (Ente Filantropico)
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ANORESSIA  E GRAVIDANZA
La gravidanza costituisce uno dei periodi maggiormente trasformativi nell’arco della vita di una donna, tanto sul piano somatico quanto su quello psichico. In questo delicato momento il corpo si modifica in modo evidente e progressivo. Ma oltre al corpo, anche l’immagine corporea, ovvero “il corpo nella mente”, subisce un’evoluzione. Questi cambiamenti risultano ancora più cruciali se si considerano donne affette da anoressia nervosa (AN), per le quali il corpo, nella sua forma e nel suo peso, è oggetto di preoccupazioni, fantasie e rigide attenzioni. Inoltre, confrontarsi con l’identità nascente di madre, significa affrontare vissuti, paure e dinamiche riguardanti la crescita, la femminilità, la maternità e il rapporto madre-figlia, temi particolarmente delicati nella storia di persone con disturbi alimentari.
Le conseguenze ostetriche e ginecologiche di condotte alimentari restrittive sullo sviluppo del feto e sul post partum sono note e sono state approfondite da numerosi studi (Franko e Spurrell, 2000; Andersen e Ryan, 2009; Krug et al., 2013), mentre in letteratura si evidenzia una carenza di dati riguardanti i vissuti di donne affette da AN in gravidanza e gli effetti della gravidanza sulla psicopatologia del disturbo alimentare.
Considerando il quadro sintomatologico dell’anoressia nervosa, la gravidanza potrebbe sembrare una scelta apparentemente contraddittoria ed un’esperienza rischiosa per queste pazienti. Contrariamente a ciò, diversi studi dimostrano come la gravidanza possa determinare una riduzione dei sintomi alimentari e dei comportamenti compensatori (come l’esercizio eccessivo e l’uso di lassativi/diuretici), portando ad una remissione dei sintomi anoressici nei 18 e 36 mesi successivi al parto (Knoph et al., 2013). Per alcuni aspetti, quindi, la gravidanza può costituire una sorta di “luna di miele” all’interno del quadro di un disturbo alimentare.
Per questi motivi, molti autori considerano la gravidanza come una finestra di tempo preferenziale per l’identificazione e il trattamento dei casi di anoressia nervosa, con lo scopo di promuovere il miglioramento dei sintomi delle pazienti e ridurre le ricadute nel post-partum. Da questo punto di vista, emerge il ruolo fondamentale dello staff medico e infermieristico delle unità di ginecologia e ostetricia nel collaborare con i colleghi psichiatri e psicologi al fine di valutare e trattare precocemente i disturbi del comportamento alimentare nelle donne in gravidanza.
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